Ciao, sono Mariachiara Montera: sono una content creator, copywriter, consulente, e podcast host. Se oggi si parla così tanto di cibo, è anche colpa mia.
44 anni
44 anni sono gli anni che ho, e la scorsa settimana la mia dottoressa mi ha detto che ho un principio di artrosi e che, con buone probabilità, sono in premenopausa. Notizie che hanno scioccato più una mia follower che la sottoscritta, quando ho raccontato di questo su Instagram: ma non sei vecchia.
Ora, essere in premenopausa a 44 anni è normale, come anche invecchiare: solo che siamo donne, e sembra un’offesa. Sono anni che penso al mio corpo per quello che è oggi e anche per quello che sarà domani, dalla pelle alle ossa: voglio continuare a camminare bene, vorrei evitare l’osteoporosi, spero che le mie ginocchia reggano. Questo non è vivere nella preoccupazione, ma costruire il presente con buon senso, perché il presente include sempre un pezzo di futuro.
L’invecchiamento, dice bene Antonella Gigante, ha un pessimo ufficio marketing, ma qui sotto vorrei dirti di una riflessione e di tre cose che sono di questa età e che, a mio parere, pessime non sono.
Sul cibo, con un’altra testa
Negli ultimi tempi mi chiedo se dovrei smettere di lavorare come creator: mi sento meno a mio agio nel creare contenuti leggeri e veloci rispetto a un tempo, e ho il desiderio di staccare dall’utilizzo intensivo dei social per trovare una concentrazione maggiore.
Ho la fortuna di fare poche collaborazioni e con realtà che mi piacciono molto, ma una parte di me vorrebbe lasciar perdere il telefono per un po’, per trovare uno spazio comodo da destinare a un’attività di ricerca e di analisi: scrivere del cibo come qualcosa che costruisce l’identità, e basta.
Insomma, vediamo quel che sarà, ma questa riflessione è nata da 3 cose di questa età, che riguardano: l’approccio al lavoro, il divertirsi, e il tempo. Magari ti interessano.
3 cose di questa età
Da creator, in teoria dovrei essere simpatica e carina con altri creator. Ecco: non lo sono più. Sono diventata la persona che lascia commenti come questi sotto video di creator che vengono invitati da ristoranti e leggono la cartella stampa.
Ho pensato: sto diventando acida? È questa la vecchiaia? E altri luoghi comuni. Penso, in realtà, che sia altro: che accumulando sapere rispetto al cibo, comincio a detestare chi prende quel sapere e lo disgrega, facendone concime. Chi lo mescola con aggettivi abusati. È spaventoso che per molte persone io e loro siamo tutti creator, e sai cosa, non basta dire che siamo diversi per marcare questa differenza: non tutti hanno abbastanza elementi per definire il valore di un contenuto, e il suo ritorno.
A me non dispiace per il lavoro: quello che fanno loro non lo leva di certo a me. A me dispiace per il cibo, perché avere 44 anni significa che quello che era un piacere, e che poi è diventato un lavoro, si è trasformato in un materiale poliedrico, a cui tributo rispetto, che studio, per cui mi impegno.
Credo che tu mi possa capire, qualsiasi sia il tuo campo di competenza: vedere che l’oggetto del tuo lavoro diventa solo un tramite, per altre persone, eh, è dura da digerire. Perché la differenza con chi lavora in modo serio, e lo fa da tempo, è tutta lì: sai che un certo approccio può fare la differenza, e un altro è solo ingannevole. Lo sai perché sei passata da entrambi. E alla fine hai scelto, e hai puntato sul rispetto, e l’impegno.
Ho cominciato a seguire un corso di Stand up Comedy, che dura un anno: ogni martedì sera vado a teatro, in un gruppo dove mi diverto molto. Mi sono iscritta perché ho pensato che pezzi di questo corso potranno servirmi nel mio lavoro: la voce, la respirazione, il corpo. Insieme a questo, ho cominciato a lavorare su un testo, con un’idea che mi accompagna spesso:
Oh, mamma che brava che sono.
Ti giuro: è un’idea bellissima, e che insieme mi fa ridere così tanto. Rido perché quando la penso, il mio corpo la trascina con un entusiasmo bambinesco: assomiglia al coraggio con cui da piccola costruivo le torri con le carte. Quella leggerezza dell’impresa che dura un barlume, che richiede visione per cominciare, e senso di godimento nell’andare avanti. Quella sensazione del gioco, che non mi è di certo appartenuta in gioventù: ho sempre avuto l’esigenza di dimostrare di essere la più intelligente, e figuriamoci se potevo divertirmi davvero. E invece, ora prendo la mia bravura, bella assodata, e rido.
Sto riorganizzando la scrivania, con contenitori e portapenne che mi permettano di trovare più facilmente le cose che cerco. A volte guardo tutti questi nuovi oggetti e mi chiedo se l’ho fatto per costruire un argine o se per isolare un fuoco. Da giovane hai po’ questo culto dell’integrità: vuoi capire chi sei, e per farlo ripercorri quello che è stato, lo etichetti, costruisci un sistema, una narrazione. A 44 anni, capisci che l’hai scampata: se sei arrivata a questa età senza aver causato troppi danni, amata da persone per bene, con una buona idea di te, significa che non conta l’interezza, quanto l’essere andata avanti. Aver dato il tempo al tempo. Aver nutrito le parti buone.
Oggi dubito ancora di me, ma poi penso: oggi sarà caos, ma questo caos non può spazzare via il resto.
[Foto di Markus Spiske su Unsplash]
Setaccio è una miscellanea di link di cose che ho mangiato, letto, appuntato e che possono essere di ispirazione per i tuoi appetiti.
Vuoi un libro che celebra la cucina mediorientale e insieme raccogliere fondi per famiglie palestinesi? Ecco Cocomero!
Una guida a Parigi con decine di consigli gastronomici e non solo: la trovi a questo link, gratuita.
Cucinare con una neurodivergenza, alcuni life hacks (via The Secret Breakfast)
A cosa sto lavorando?
Sto lavorando alla distribuzione della linea dei Pensieri di Burro, la linea di cancelleria creata in collaborazione con DANT Studio: ora la trovi online su Say Paper e a Torino da Convitto Cafè, una torteria in via San Francesco Da Paola 8.
Il 13 novembre ci vediamo al Circolo dei lettori per il secondo incontro di Burro, il bookclub in collaborazione con Eataly Torino: vieni nel gruppo Telegram!
Il 12 novembre si terrà la seconda delle cene a 4 mani di Gastronomia Yamamoto, speciale ramen: qui trovi i biglietti per la serata.
Sto seguendo corsi: Intelligenza artificiale, Sake, relazione tra cibo e corpo.
E sì, sto scrivendo un libro.
Cosa ho comprato
(idea rubata a Domitilla Ferrari)
Due cappotti da InTrend, e un pantalone di Max Mara. Eh.
Ho rinnovato la tessera Abbonamento Musei Piemonte e Valle d’Aosta, come ogni anno.
Il pollo che non è pollo: mi piace da matti.
(Alcuni link sono affiliati: se compri seguendo quel link, riceverò una piccola commissione)
Ciao, sono Mariachiara Montera: racconto il mondo e le storie attraverso il cibo, con un approccio interdisciplinare. Sono content strategist e content creator, copywriter, talent, podcast host. Realizzo e progetto contenuti per arrivare alla pancia delle persone e smuovere scelte, emozioni, decisioni.
Costruisco progetti per creare connessioni: li trovi qui.
Ho scritto due podcast per Storytel: Lingua, dove parlo di cibo e relazioni e Guscio, dove affronto il tema della psicoterapia. Sono autrice per Chora Media, per cui ho scritto Al Nocciolo, un viaggio nel mondo dell’olio extravergine d’oliva.
Ho scritto anche di altro, nel saggio autobiografico per Einaudi, “Non dipende da te”, sul tema del lavoro e della vergogna.
Scrivo e creo strategie: i miei lavori, spiegati qui.
Il cibo è il modo in cui ho scelto di raccontare il mondo che abito: la scrittura è la chiave con cui comunico il mondo che vedo e quello che creo.
Non ho ancora letto tutto ma: grazie per il tuo acuto senso della realtà, per la tua schiettezza. Non ho contenuti a tema “ageism” da suggerire. Quel che posso condividere è la mia personale esperienza, OT ma non troppo. Ovvero la diffusa mancanza di conoscenza del mondo premenopausa e menopausa da parte degli specialisti. Molto più a monte-l’assenza di interesse per questo mondo da parte della ricerca-c’è di che essere infuriate, credimi.
Ciao, sono Michela e innanzitutto grazie.
Sollevi spesso argomenti e questioni che sento vicine e soprattutto importanti (insieme ad altre e alla leggerezza - o felicità, in cui credo di più).
Lo fai in modo privato e pubblico insieme, mi piace, leggo e rifletto.
In questo caso mi sono fermata sulle prime righe:
Come sto invecchiando. Ho 44 anni.
Rifletto sul fatto che a 44 anni, mi sentivo una leonessa, avevo passato le mie esperienze più dolorose, ma anche le più esaltanti. La me di allora non si sentiva di invecchiare.
La me di oggi (60 anni) si ritrova di più in sintonia con quel che esprimi, sugli spunti che offri e su questa voglia di essere ben salda in sè, consapevole e poi di scegliere ogni giorno cosa e con chi dare valore a questi tuoi e nostri anni.
Rifletto su questa strana asincronia: forse la differenza di generazione ha creato aspettative e prospettive diverse, percorsi di evoluzione, memoria e realizzazione di sè più prolungati?
Non ho risposte, continuo a pensarci e a leggerti con piacere.
Ti saluto da qui, un po' di anni più avanti...