Ciao, sono Mariachiara Montera: sono una content creator, copywriter, consulente, e podcast host. Se oggi si parla così tanto di cibo, è anche colpa mia.
In questa newsletter
50 Best e Buonissima
Chi sostiene questa newsletter: Dalla Stessa Parte
Ci serve ancora l’alta cucina?
La cultura oltre il business
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50 Best e Buonissima
Ti racconto in breve le due manifestazioni che sono oggetto di questa newsletter, soprattutto quella dei 50 Best. In questo modo dovresti poter seguire il resto del ragionamento senza fare fatica.
Buonissima è un festival di cibo, arte e cultura che si svolge ogni anno a Torino, nato nel 2021. Prevede cene, individuali come collettive, spettacoli, ed eventi diffusi nei ristoranti e sul territorio. Gli eventi in programma sono fruibili da chiunque, quindi non solo stampa o persone del settore, e hanno diverse fasce di prezzo.
The World’s 50 Best Restaurants è una classifica che celebra ogni anno i migliori ristoranti del mondo, selezionati da una giuria internazionale composta da chef, giornalisti, critici gastronomici e foodies. Chi vota non rimane anonimo, ed è una classifica di investimenti di marketing territoriale e PR.
Prima di proseguire, incontra Dalla Stessa Parte, che sostiene questo numero di Conserve.
Dalla Stessa Parte
Questa newsletter è sostenuta da Dalla Stessa Parte, una cooperativa sociale di Ciriè fondata da Franco Malerba, che si impegna per l’inclusione sociale e lavorativa di persone in condizione di fragilità, sensibilizzando il territorio su una cultura mirata alla diversity inclusion.
Dalla Stessa Parte sta costruendo un laboratorio a Lanzo Torinese, e questo è un invito per le aziende a collaborare con loro, attraverso servizi di esternalizzazione: significa lavorare con personale qualificato, trasferire parte della produzione qui, riservare uno spazio dedicato per il magazzino, e insieme consolidare il proprio impegno nell’ambito ESG e attivare le convenzioni ex art.14 D.lgs 276/2003.
Per saperne di più, contattare la cooperativa o fare una donazione, vai qui.
Il resto del racconto sarà giovedì su Instagram.
Ci serve ancora l’alta cucina?
Questa domanda nasce al termine delle due cene a cui ho partecipato su invito: la prima da SanTommaso10 e la seconda da Azotea. Cene eccellenti, di grande scoperta, e che hanno saputo lasciarmi la curiosità di riprovare e viaggiare.
Ma il punto è un altro: qual è l’impatto di manifestazioni come queste sulla cultura gastronomica di una città? E in genere: il ruolo di laboratorio gastronomico che ha l’alta cucina ha un lascito concreto quando non si apre al dialogo con altri tipi di cucina e di clienti?
Ci pensavo mettendo a fuoco tre cose:
Agli eventi di Buonissima partecipano persone che conosco, e in genere anche chi non è in fissa col cibo come me. I 50 Best, ecco: la maggior parte delle persone fuori dal settore non sa cosa sia.
Mangiare è l’unica cosa che conta? Cioè: i ristoranti sono un business, e non un istituto di formazione, ma possibile che la sola modalità per un evento di esserci sia l’intrattenimento a tavola?
Il mondo dell’alta cucina è frequentato spesso da persone con vite che non sono la nostra, soprattutto se si tratta di stampa del settore: i giornali pagano male, gli inviti sono indispensabili per far parlare di sé, e il risultato è un circolo di informazioni e pasti che di rado sono sfiorati da un pensiero critico. Non bene.
La mia esperienza di persona che ha scritto per alcune guide per alcuni anni, che ama regalarsi una o due cene all’anno in ristoranti di fascia alta, e che ha visto rimpicciolire il proprio budget di anno in anno anche in relazione ai cambiamenti di coppia, è che l’alta cucina sa educare: agli ingredienti, ai territori, alle storie. Non mi ripeto: ho scritto quel che pensavo nel 2019.
Quello che mi ha straziata in questa settimana del cibo a Torino è stata la distonia tra il cibo come show e il cibo come cultura: se Buonissima ha fatto diversi sforzi in questo senso (penso alle cene a 4 mani tra Alajmo e Antiche Sere, o Baronetto e Lao, o ancora le cene sulla Pista del Lingotto), con i 50 Best siamo fermi alla progettazione di un evento dedicato a chi vuole pubblicare selfie con gli chef famosi, e punto.
Lo so: la ristorazione è un business, ma davvero non riusciamo a inserire momenti che permettano a chi non conosce un certo tipo di ristoranti di avvicinarsi, di sapere, di incuriosirsi? Forse siamo ossessionati dalla voglia di catalogare, e alta cucina e cambiamento non sempre sono un binomio immediato. Quando lo fanno, vengono raccontati come un esempio singolare: come Gustu in Bolivia, un ristorante nato con l’intento di fare educazione culinaria, o il Basque Culinary World Prize che vuole trasformare la società attraverso la gastronomia.
Non sono convinta che sia una questione di target, ma piuttosto di sensibilità, e di predisposizione e struttura organizzativa abituata alla complessità: in fondo, chi organizza questi eventi fa il proprio lavoro, ossia guadagnare, coinvolgere chi fa ristorazione, ingaggiare aziende e creare un modello di business che stia in piedi. Ma uno sguardo più ampio, continuo a pensare, sarebbe stato più istruttivo, e avrebbe permesso una costruzione di una legacy più consapevole e diffusa.
Alcuni esempi qui sotto!
La cultura oltre il business
Cosa avrebbero potuto fare che non è stato fatto? E non solo chi ha organizzato: il discorso coinvolge sempre chi fa marketing territoriale e guida la vita politica della città.
La spesa con lo chef, aperto a stampa e persone curiose: un percorso mattutino con uno chef ospite e un narratore, per educare al prodotto, anche per come viene usato in cucina.
Lezioni in istituti alberghieri, associazioni, gallerie, librerie: chef stranieri raccontano la propria storia e una tecnica di cucina a partire da un libro che hanno a cuore.
Degustazioni urbane: minidegustazioni (es. vino + boccone, cocktail + assaggio) abbinate a luoghi simbolici della città, in cui coinvolgere gli chef, stampa e curiosi in luoghi significativi della città, come gallerie, teatri, locali storici, murales.
Mercato notturno: un mercato notturno con banchi di assaggi firmati da giovani cuochi locali ispirati con ingredienti legati ai ristoranti di fascia più alta, con una gallery esplicativa e un Qr code narrante.
Dietro le guide: incontro aperto con giornalisti gastronomici, chef, esperti che spiegano come funziona davvero il sistema 50 Best e i 100, per decostruire miti e svelare dinamiche.
E tu, cosa ne pensi?
Iscriviti a POLPA
L’11 ottobre a Torino arriva POLPA, un corso di scrittura autobiografica gastronomica. Domani lo lancerò anche sui social e online, quindi se vuoi iscriverti ed essere sicura di assicurarti il tuo posto, fallo oggi.
Ci sono 16 12 posti, a un prezzo scontato fino al 6 settembre.
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Setaccio è una miscellanea di link di cose che ho mangiato, letto, appuntato e che possono essere di ispirazione per i tuoi appetiti.
Citati qui sopra, se vuoi approfondire: la mia cena al SanTommaso10, quella da Azotea, qui Gustu in Bolivia, qui il Basque Culinary World Prize ma anche l’indotto economico della 50Best.
A Gaza il cibo viene usato come arma di sterminio: cosa sta facendo chi si occupa di cibo?
Quanto conta ancora l’ufficio stampa per i ristoranti? Vale anche come: si può ancora saper fare una sola cosa?
La cucina e la forza delle donne iraniane, o anche come, in guerra, conta quale cucina divulgare.
Dal 24 giugno da Gusto 17 potete trovare il gelato “Burrettino”, una barretta gelato nome omen, nata dall’unione di Gusto 17 con Burrocrazia. Lo stesso giorno, apre la mostra “Materie Devote”, installazione temporanea che indaga il burro come oggetto domestico e simbolico.
📥 A cosa sto lavorando?
In autunno porto due nuovi format gastronomici a Torino, con una collega: ti racconterò di più a settembre.
Con Gastronomia Yamamoto abbiamo ridisegnato tutta l’identità visuale con una bravissima illustratrice, e a breve presenteremo il tutto. Nel frattempo, stiamo lavorando su eventi autunnali e corsi di cucina.
Ho ricominciato a scrivere: longform per testate che stimo.
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Cotti in fragranza: panettoni, colombe e lievitati prodotti dai ragazzi del Carcere Malaspina di Palermo. Codice: MARICLER10.
Dant Studio: cartoleria, workshop e la mia linea Pensieri di burro: MARICLER10 e vale il 10%.
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(idea rubata a Domitilla Ferrari)
Un biglietto aereo, finalmente.
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Ciao, sono Mariachiara Montera: racconto il mondo e le storie attraverso il cibo, con un approccio interdisciplinare. Sono content strategist e content creator, copywriter, talent, podcast host.
Costruisco progetti per creare connessioni: li trovi qui.
Sono autrice di Sugo, uno spaccato del rapporto tra il cibo e la nostra identità, per Blackie Edizioni
Ho scritto due podcast per Storytel: Lingua, dove parlo di cibo e relazioni e Guscio, dove affronto il tema della psicoterapia. Sono autrice per Chora Media, per cui ho scritto Al Nocciolo, un viaggio nel mondo dell’olio extravergine d’oliva.
Ho scritto anche di altro, nel saggio autobiografico per Einaudi, “Non dipende da te”, sul tema del lavoro e della vergogna.