Ciao, sono Mariachiara Montera: sono una content creator, copywriter, consulente, e podcast host. Se oggi si parla così tanto di cibo, è anche colpa mia.
45 anni
Il 1° marzo compio 45 anni, e mi capita sempre più spesso di pensare a quando di anni ne avevo 20: vivevo a Bologna, studiavo Scienze della Comunicazione, non sapevo cosa volessi diventare. Già in quel periodo ho cambiato diverse case, una tradizione che mi porto dentro, ma la convivenza più lunga è stata quella in una casa in Porta Saragozza di 160mq, un numero indefinito di coinquilini, e una camera dove avevo dipinto dei pesci, tra cui un’enorme balena.
Ci sono stati lunghi periodi della mia vita in cui credevo che stare sott’acqua fosse la soluzione migliore per me: avrei potuto osservare, nessuno mi avrebbe spintonato, ci sarebbe stato silenzio. Stare in disparte, per paura di tutto.
Poi ho scoperto un modo più personale e tenace di agganciarmi alla vita, e alla parola, e non l’ho più lasciato.
A 20 anni avrò fatto progetti basati sull’immaturità, come è giusto che sia, che nemmeno ricordo bene. Non credo di aver mantenuto nulla, eppure mi sembra di aver raggiunto moltissimo. Forse bisogna solo continuare a immaginarsi e costruirsi, per ottenere.
A 20 anni
Racconto spesso che il mio percorso gastronomico è cominciato intorno ai 25 anni, con il vecchio blog The chef is on the table con Fabrizio, ex marito nonché attuale cat sitter, e l’ispirazione dai blog inglesi e francesi. Ma a essere onesta, il cibo come esplorazione è cominciato in quella casa di 160 mq, quando invitavo persone che sarebbero state amiche in quegli anni a mangiare insieme: ho aspettato almeno un anno, per farlo.
Non mi sentivo a mio agio nell’autonomia: ci vuole tempo per collocarsi fuori da casa, e dal ruolo che hai coperto per 20 anni. Soprattutto quando essere stata figlia o sorella ha definito molto di quel che ero. Ho passato il primo anno in quella casa dietro una porta, spesso: non mi sentivo abbastanza simpatica, spregiudicata, rilassata.
Poi ho cominciato a conoscermi, relazionandomi con persone molto diverse da quelle del posto da dove venivo: Margherita di Verona, Federico delle Marche, Simona da Parma, tutta la comitiva di Caltagirone. Mangiavamo spesso insieme, per questioni anche economiche: nessuno poteva permettersi una cena in trattoria.
Una sera, con Sara di Cremona, abbiamo preparato il cous cous: sgranandolo un po’ alla volta, poi cuocendolo a vapore. E nel frattempo le verdure, il vino, le sigarette. Chi aveva mai dedicato quel tempo a fare qualcosa di così sensuale e godurioso in compagnia. Chi avrebbe mai pensato che cucinare e mangiare fossero un modo di essere viste, e di conoscersi.
Al blog ci sono arrivata dopo, certo, ma senza quelle relazioni così brevi, così saporite, senza quelle ricette sgarrupate in cucine piccole e tutto tranne che linde, non avrei sviluppato lo stesso entusiasmo per il cibo. Non avrei immaginato, prima, che una cena sarebbe stato un tramite per un universo più variegato.
E invece
Ti avevo scritto che sarei stata qui più spesso, ma ho mentito.
Ho accettato un lavoro con scadenze folli, a cui non potevo dire di no: si tratta dei testi per un video-magazine di un progetto universitario internazionale che coinvolge 7 paesi, in cui al centro c’è il cibo. O meglio: un progetto per offrire modelli di governance democratica applicati al cibo.
Questo, insieme alla consegna del libro per Blackie, le trasferte di lavoro, e i diversi clienti, mi hanno portato a risparmiare le mie energie, e a lasciare da parte questa newsletter.
Mi dispiace, ma ecco: sii felice per me <3
I regali che vorrei
Sono una donna semplice: vorrei una casa.
Al momento vivo in zona Pozzo Strada, in una zona, quella intorno alla Piazza Tommaso Campanella, che sta vivendo un progressivo e veloce degrado. Il mio palazzo stesso, vabbè, è un film horror.
Vivere in periferia significa, da anni, rimanere in ostaggio di una rete di mezzi pubblici inadeguata e compromessa, e vorrei avvicinarmi al centro per avere una migliore qualità di vita. Vivere a Torino e fare affidamento sui mezzi, ecce: non è possibile. Vivere a Torino in periferia, e pensare che le periferie miglioreranno, uhm, non mi pare proprio.
Ma: a Torino gli affitti normali sono scomparsi. Come in tante altre città, i budget sono diventati altissimi, la condizione degli appartamenti ai limiti della decenza, e la richiesta è superiore all’offerta, pur a fronte di migliaia di appartamenti sfitti. Affittano a studenti, affittano per periodi brevi, affittano a chi in città non ci vive.
Non ho a oggi modo di acquistare casa, e vorrei vivere in un posto più calmo, ugualmente luminoso, dove quando torno non temo di essere aggredita, ma soprattutto, dove riesca a tornare nonostante la GTT.
Sono già seguita da agenti immobiliari, ho tutti gli alert del mondo, ma ecco: hai una casa? Per piacere, parliamone.
Cosa cerco:
Un trilocale in affitto a Torino, con un budget di max 700 / 750 euro.
Zone Cenisia o Campidoglio. Certo, anche Cit Turin o Crocetta, ma so che i budget sono diversi.
Preferibilmente non arredato, o parzialmente arredato.
Necessario ascensore, piani medio-alti, e balcone.
Se ci fosse la portineria, esulterei, ma è un extra.
Scelgo queste zone perché qui ho una comunità di persone a cui voglio bene, e la comunità è (anche) il motivo per cui vivo a Torino e non altrove.
Valgono anche
Una fornitura a vita di questa crema per le mani
Idem per questa linea di Davines, l’unica che sui miei capelli funziona
E poi massaggi, massaggi, massaggi
Setaccio è una miscellanea di link di cose che ho mangiato, letto, appuntato e che possono essere di ispirazione per i tuoi appetiti.
Ti faccio una sola segnalazione, bellissima: sulla piattaforma memoryscapes.it, c’è una nuova sezione tematica dedicata al cibo e alla sua rappresentazione in pellicola. Una di quelle cose per cui potrei disattivare tutti gli abbonamenti e guardare solo questo. Che patrimonio. Grazie Carlotta Centonze per la segnalazione.
Dove ci vediamo
Il 26 febbraio al Circolo dei Lettori, ore 19.00, per il primo appuntamento del bookclub Burro: si legge Appunti di un giovane chef nero di Kwame Onwuachi, NR Edizioni
Il 6 marzo sarò al D.One a Torino insieme a Torino Elettrica: ci siamo inventati L’Occasione. Si sono liberati un paio di posti, prima che vada di nuovo sold out prendili e male che va iscriviti alla lista di attesa.
Lunedì 10 marzo sono al Ca’ Mais a Torino per una serata di confronto su cibo e corpi: il punto di partenza sarà una mostra in corso di Binge Collage.
Sabato 15 marzo sempre a Torino faccio uno Swap Party con Torino Elettrica, nel quartiere Parella: anche qui i posti sono limitati, l’evento è gratuito, sarà divertente, ci sarà una stylist, birra e tisane.
Lunedì 24 marzo sono a Milano per Banchetto: spoiler. Iscriviti al gruppo per rimanere informat*: sarà un incontro a tutto caffè.
Cosa ho comprato
(idea rubata a Domitilla Ferrari)
Creme, creme, cremine, altre creme, ho forse un problema con le creme?
(Alcuni link sono affiliati: se compri seguendo quel link, riceverò una piccola commissione)
Ciao, sono Mariachiara Montera: racconto il mondo e le storie attraverso il cibo, con un approccio interdisciplinare. Sono content strategist e content creator, copywriter, talent, podcast host. Realizzo e progetto contenuti per arrivare alla pancia delle persone e smuovere scelte, emozioni, decisioni.
Costruisco progetti per creare connessioni: li trovi qui.
Ho scritto due podcast per Storytel: Lingua, dove parlo di cibo e relazioni e Guscio, dove affronto il tema della psicoterapia. Sono autrice per Chora Media, per cui ho scritto Al Nocciolo, un viaggio nel mondo dell’olio extravergine d’oliva.
Ho scritto anche di altro, nel saggio autobiografico per Einaudi, “Non dipende da te”, sul tema del lavoro e della vergogna.
Scrivo e creo strategie: i miei lavori, spiegati qui.
Il cibo è il modo in cui ho scelto di raccontare il mondo che abito: la scrittura è la chiave con cui comunico il mondo che vedo e quello che creo.
(Mando good vibes per la ricerca della casa, OMMMM)
Anche io a Bologna vivevo in Porta Saragozza <3